AN EPITAPH (Un epitaffio)

“An Epitaph” (Un epitaffio) è un brano per voce e chitarra del compositore inglese John Duarte (1919-2004), su omonimo testo di Walter de la Mare (1873-1956). La storia della bellissima ragazza delle terre dell’ovest, la quale nessuno ricorda dopo la sua morte, è una metafora romantica della transitorietà della vita. Ciò che resta, e che persiste nella memoria, non è la mera fisicità (“La bellezza svanisce, la bellezza passa”) ma è la bellezza interiore, quella dell’anima. Il video include immagini degli affascinanti paesaggi inglesi e scozzesi, quella pastorale campagna che fu certamente fonte di ispirazione sia per de la Mare che per Duarte.
Questo brano è parte di un ciclo di cinque canzoni intitolato Five Quiet Songs Op. 37.

OMAR’S LAMENT (Il lamento di Omar)

“Omar’s Lament” (Il lamento di Omar) è un brano per voce e chitarra del compositore inglese John Duarte (1919-2004), ed è parte del ciclo intitolato Five Quiet Songs Op. 37. Il testo è preso dal The Rubáyiát of Omar Khayyám (1859), un lavoro di traduzione di Edward FitzGerald (1809-1883). FitzGerald si dedicò a studi orientali e pubblicò la sua traduzione di una collezione di quartine, riscoperte in quegli anni a Calcutta, attribuite al “poeta-astronomo” persiano Omar Khayám (1048-1131).

LA MAJA DOLOROSA (La maja sofferente)

La maja dolorosa è il nome di un mini-ciclo di tre composizioni per voce e pianoforte, opera del compositore spagnolo Enrique Granados (1867-1916) su testi di Fernando Periquet (1873-1940). Il ciclo è parte di un gruppo di composizioni chiamate Tonadillas en estilo antiguo.
Nel video eseguiamo la prima delle tre tonadillas (¡Oh muerte cruel! / Oh morte crudele!). Nel video, la musica è accompagnata da opere del famoso pittore spagnolo Francisco Goya (1746-1928), il quale fu uno dei favoriti di Granados e ispirò diverse sue composizioni, inclusa una intera opera intitolata Goyescas. In un tempo in cui la Spagna si sforzava di ristabilire un proprio senso di identità nazionale (a seguito della disastrosa guerra con gli Stati Uniti del 1898), Granados vide in Goya l’ideale riferimento artistico di un glorioso passato spagnolo, quel passato popolato da majos e majas. Spesso anche chiamati manolos e manolas, essi erano individui dei ceti bassi che si distinguevano per i loro elaborati indumenti e maniere, come pure per il loro a volte eccentrico comportamento. Granados individuò nei majos e majas la quintessenza del “castiglianesimo” (un sentimento nazionalistico spagnolo che si riferisce particolarmente alla Castiglia). Le opere inserite nel video sono alcuni tra i numerosi majos e majas rappresentati da Goya. Questo video è dunque il nostro omaggio agli intrecciati e convergenti sentimenti estetici di Goya e Granados.  La maja dolorosa n. 1 racconta del dolore della maja per la morte del suo amato (“Ritorna, mio amore, perché vivere in questo modo è come morire!”)
Lo spartito originale per voce e piano è stato arrangiato per voce e chitarra da Alessio Olivieri.

OMBRE AMENE

Questa romanza fu scritta dal compositore italiano Mauro Giuliani (1781-1829) su una famosa lirica di Pietro Metastasio (1689-1782). Il video include una selezione di opere di due celebri pittori francesi, Jean-Antoine Watteau (1684-1721) e Jean-Honoré Fragonard (1732-1806). Watteau è stato definito “il pittore dei chitarristi” proprio a causa delle numerose raffigurazioni di chitarre e chitarristi nei propri lavori. Abbiamo selezionato opere pittoriche che evocano l’atmosfera e il soggetto della lirica. Le “ombre amene” e “amiche piante” suggeriscono la relazione dell’uomo con la natura, in un mondo pastorale e bucolico che è ambiente e al contempo espressione dell’amore. Il protagonista immaginario della lirica domanda al vento (“zeffiretto lusinghiero”) di viaggiare dalla sua amata e di chiederle di ritornare da lui, dando cosi pace alla sua sofferenza d’amore.

LE DIMORE AMOR NON AMA

Questa romanza fu scritta dal compositore italiano Mauro Giuliani (1781-1829) su una famosa lirica di Pietro Metastasio (1689-1782). Il brano descrive la natura dell’amore, che non può essere trattenuto, in quanto non ama restare a casa (“le dimore”). Il protagonista della lirica sente il bisogno di vedere la sua amata, perché la di lei lontananza è come un esilio per la sua anima.

DERVISH

Nel 1989 il compositore australiano Phillip Houghton (1954-2017) compose “Stélé”, un brano chitarristico in quattro movimenti (1. Stélé, 2. Dervish, 3. Bronze Apollo, 4. Web). Il lavoro è ispirato a —ed omaggia— l’arte e la mitologia greca, come pure ai paesaggi e alla cultura dell’isola europea. La parola Stélé che dà titolo sia alla composizione che al primo dei quattro movimenti sta proprio per “stele,” pietra monumentale e simbolica.

“Dervish” ha due fonti di ispirazione. La prima è la statua ellenica, datata 140-150 a. C., chiamata “Fantino di Capo Artemisio” (Capo Artemisio è la località greca in cui le parti della statua bronzea sono state rinvenute agli inizi del novecento), rappresentante un ragazzino che cavalca un cavallo al galoppo. Nel brano Houghton crea costantemente l’immagine del cavallo al galoppo, attraverso delle cellule di note ripetute spasmodicamente. Nella sezione finale il compositore utilizza anche il cosiddetto “pizzicato Bartók”. Questa tecnica —attribuita al compositore ungherese Béla Bartók, il quale la utilizzava sul violino— implica che le corde della chitarra siano tirate verticalmente e poi lasciate e fatte sbattere sulla tastiera, creando un effetto molto percussivo, a “schiocco”. Nella composizione, ciò suggerisce l’immagine del cavallo al galoppo che effettua repentini cambi di direzione.

La seconda ispirazione, che fornisce anche il titolo al brano, viene dalla cultura turca dei dervisci. Più precisamente, la musica di Houghton è una reazione estetica alla pratica dei “dervisci rotanti”. Si tratta di una danza rituale, praticata in Turchia dai gruppi islamici sin dal XII sec. Ascoltando la musica e facendo ruotare i propri corpi per ore, e al contempo muovendosi in cerchio nello spazio di danza, i dervisci rotanti raggiungono uno stato estatico, e aspirano catarticamente ad avvicinarsi a Dio. Questa pratica è anche una simbolica imitazione del sistema solare, con i suoi pianeti (rappresentati dalle forme circolari assunte dagli abiti dei danzatori) che orbitano attorno al sole.

Teatro para el Cambio Social: Una Introducción

Download: Teatro Para Cambio Social paquete-de-estudio-SPANISH.pdf

Sua Ku Sua sa Tagalog

^{Sua Ku Sua Parte 1 Tagalog}

^{Sua Ku Sua Parte 2 Tagalog}

^{Sua Ku Sua Parte 3 Tagalog}

Sun Bleached Photograms Tagalog.pdf

Learn about image making without a camera utilizing a process called contact-printing through photograms. Contact printing is rooted within the history of photography and image making. While learning about the relationships between the historical and present day of the use of images, students will be presented with an alternative way to make a photogram. This process will be safe to do and chemical free with mostly available household items. As with other forms of art, students will be given the opportunity to explore different compositions and forms of arrangement within the boundaries of a sheet of paper.